3 settembre 2023

Neuropsicologia

Dai post precedenti abbiamo scoperto che nel cervello è possibile definire delle parti che si sono specializzate in un compito specifico. Ma cosa succede se una di queste parti subisce un danno? Quell'abilità è più o meno compromessa. Quella parte della psicologia che si occupa di mettere in relazione i danni che ha subito il cervello con la perdita di abilità si chiama neuropsicologia
Anthony legge il post:  .

Partiamo con definire che tipi di danno può subire il cervello: - trauma: è un colpo meccanico subito alla testa che ha un effetto sul cervello - ictus: è quando una parte del cervello resta senza ossigeno e quindi è come se si "spegnesse" - degenerazione: è una compromissione dovuta a una patologia. Quali sono le conseguenze di questi danni? Vediamone qualcuna.

C'è un'area del cervello che si chiama infero-temporale, per posizionarla facciamo così: mettete le mani alla tempia e proseguite sulle vostre orecchie (forse non supererete l'esame di anatomia ma più o meno ci siamo).  Un danno in questa zona determina un disturbo chiamato agnosia, che possiamo tradurlo come incapacità di riconoscere. Il soggetto con agnosia riesce a usare bene un oggetto, ma potrebbe non saperlo nominale (agnosia associativa) o non saperlo disegnare (agnosia appercettiva).

Un danno al lobulo parietale inferiore destro (questo è un po' complicato da posizionare) determina un disturbo chiamato neglect. Neglect è l'incapacità di rivolgere l'attenzione a sinistra. Ma che vuol dire? Se diamo un piatto di pasta a un soggetto con neglect probabilmente ne mangerà solo la parte di destra perché non riesce a prestare attenzione a ciò che arriva da sinistra.

Un altro disturbo determinato da un danno "selettivo" è l'aprassia, che sta per incapacità di saper fare qualcosa. Si distingue in aprassia ideativa (danno al giro angolare) e in aprassia ideomotoria (danno al giro sopramarginale).
La persona con aprassia ideativa NON sa che cosa fare con un oggetto, dategli una caffettiera e anche se la riconoscerà non saprà usarla. 

La persona con aprassia ideomotoria sa che cosa fare, ma NON sa come farlo; se gli chiedete: "puoi salutarmi?", sanno immaginare la sequenza corretta di movimenti (alzare il braccio e muovere la mano), ma NON riescono a farlo. Inoltre, se li salutate rispondono al saluto. Cioè se glielo chiedete NON sanno farlo, ma se è una cosa implicita dalla situazione ne sono capaci. Questo "buffo" comportamento si chiama dissociazione automatico-volontaria.

Un ultimo disturbo che comincia con la lettera A è l'afasia. Le afasie sono un disturbo del linguaggio e si distinguono in afasie non fluenti e fluenti. Nelle afasie non fluenti (determinate ad es. da un danno all'area di Broca) il soggetto si esprime lentamente e con molta fatica. Nelle afasie fluenti (determinate ad es. da un danno all'area di Wernicke) il soggetto si esprime con una velocità adeguata, ma sostituisce così tante parole che quello che dice è spesso incomprensibile, inoltre fanno fatica a capire i discorsi altrui.

Fonti:
- Kandel, E. (2000) - Principles of neural science.

Conoscete qualcuno con agnosia, aprassia, o afasia? Qual è la loro storia? Che danni hanno avuto?

Se volete che io descriva con le mie parole un argomento di psicologia scrivetelo nei commenti.

Nessun commento:

Posta un commento