4 giugno 2023

Me lo ricordo ma non è successo

Continuiamo questo viaggio tra i ricordi con una domanda strana. Tutto quello che ricordiamo è realmente accaduto? Sicuramente per quello che abbiamo studiato qualche volta ci sarà capitato di dire o pensare: "forse non era proprio così". Ma, per quello che abbiamo vissuto, possiamo essere convinti che ci è successo qualcosa che in realtà non è accaduto? Sì, è così!
Anthony legge il post: 
Prima di esaminare questo "strano" fenomeno vi do una piccola definizione. Due post fa ho parlato di memoria implicita (memoria delle procedure fisiche automatizzate) e memoria esplicita (memoria delle nozioni/eventi). La memoria esplicita possiamo distinguerla in memoria semantica che rappresenta l'insieme delle cose studiate, e memoria autobiografica che rappresenta l'insieme delle cose che ci sono accadute. Ora ci concentreremo sulla memoria autobiografica.

Uno degli esempi di riportati in letteratura è la testimonianza di John Dean durante lo scandalo statunitense Watergate. Il resoconto di John Dean era fortemente dettagliato, ma in realtà presentava molti errori. Il soggetto non aveva né mentito né distorto i fatti, eppure non tutte le informazioni riportate erano realmente accadute. Pensante che forse John Dean avesse motivi per mentire e non è facile capire se qualcuno ha mentito o meno? Vediamo un esempio diverso.

A volte abbiamo la sensazione di ricordare in maniera perfetta eventi che ci sono successi (ricordi autobiografici) soprattutto quando questi sono forti dal punto di vista emotivo. Sono ricordi descritti in modo molto dettagliato, e prendono il nome di "flashbulb memories". Alle vittime dell'attentato alle Torri Gemelle venne chiesto di riportare la loro tragica vicenda, anche in questo caso c'erano delle distorsioni rispetto la realtà dei fatti. Ancora non siete convinti? Proseguiamo.

Esperimento. I partecipanti guardano un video di un incidente tra auto. Alla fine del video viene chiesto loro di stimare la velocità di impatto e se ricordavano dei vetri rotti. La domanda però veniva posta in modo diverso: "Qual è la velocità di impatto al momento in cui le auto si sono toccate?", "...in cui le auto si sono urtate?", "...in cui le auto si sono scontrate?", "...in cui le auto si sono sfasciate?". I risultati evidenziarono che la stima della velocità e la valutazione della presenza dei vetri rotti erano collegate alla forza dell’impatto espressa dal verbo utilizzato nella domanda.

Quindi? La fase di recupero è un processo ricostruttivo. Il ricordo non è una rappresentazione perfetta dell’esperienza vissuta. Durante la nostra vita costruiamo degli schemi che forniscono un senso di realtà, ovvero un'aspettativa secondo cui le cose è legittimo che vadano. Le conoscenze e le aspettative influiscono durante il recupero fornendo un ricordo coerente con le nostre credenze. Le parti mancanti (quelle che non ricordiamo) vengono ricostruite sulla base della propria interpretazione dell’evento.

Per concludere i ricordi di vita (ricordi autobiografici) sono influenzati dalla nostra strategia immaginativa (processo ricostruttivo) e dal modo in cui le domande vengono poste (specificità della codifica).

Vi è capitato di raccontare qualcosa che vi è successo ma che qualcuno vi dicesse: "Guarda non è andata proprio così"?

Se volete che io descriva con le mie parole un argomento di psicologia scrivetelo nei commenti.

Fonti citate: Neisser (1981) - John dean’s memory: A case study. Loftus & Palmer (1974) - Reconstruction of automobile destruction: An example of the
interaction between language and memory. Brown & Kulik (1977) - Flashbulb memories.

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